Saturday, September 27, 2008

"Donne picchiate si ribellano",il coraggio di dire basta

24 SET - ''Chi ha detto che il tempo guarisce tutte le ferite? Alcune rimangono indelebili''. Martine ha 45 anni e alle spalle una vicenda di maltrattamenti finita in tribunale. Parole come queste non nascondono anni di sofferenza, ma la sua storia dimostra che si può trovare il coraggio di dire basta, a patto che lo si voglia davvero. Il nuovo libro di Aldo Rocco ''Donne picchiate si ribellano'', seconda parte di un'inchiesta iniziata dall'autore con ''Perché gli uomini picchiano le donne'', e' il racconto di mogli, madri, compagne che, come lei, hanno deciso di combattere la violenza fisica e psicologica subita dai partner e di percorrere una nuova strada. Nove testimonianze di donne di classi e Paesi diversi, unite da lividi e percosse, ma soprattutto da dolore, vergogna, umiliazione. Tutte hanno saputo, però, fare i conti con il passato, trasformandosi da vittime a protagoniste della propria vita. Da Martine a Leila, arrivata da clandestina in Italia e costretta a prostituirsi dal marito Murad, ''incastrato'' grazie al suo coraggio e all'aiuto di Paolo, un avvocato che ha dato a lei e alle sue tre figlie la possibilità di una vita migliore. A chi ha tagliato in maniera netta i ponti con il passato si affianca chi ha cercato di superarlo restando vicino all'uomo di cui era stata vittima. E' il caso di Annunziata, che ha vissuto un'esistenza all'insegna della violenza e dei crimini commessi dal marito Pasqualone, ora a scontare sette anni per rapina, ma convinta che, con il carcere, ''le cose andranno meglio''. Oppure di Maddalena e Angelo, che, con il dialogo, sono riusciti a superare un passato di abusi ed eccessi, perché ''se c'e' amore una donna supera tutto per il suo uomo''. Una normalità a suo modo e' riuscita a recuperarla anche Raja, che, dopo le violenze subite dal marito Jussuf e la scoperta del suo vero orientamento sessuale, ha ricostruito con serenità vera o apparente il proprio nucleo familiare, fingendo di dimenticare la ''vera'' vita del marito. Per affetto dei figli, per amore, spesso solo per concedere un’altra possibilità (“questo perché – afferma Mary – noi donne stimiamo gli uomini più di quanto meritino”):non è importante il motivo per cui si sceglie di dimenticare e andare avanti, ma la dignità con cui ognuna di queste donne ha saputo farlo.

Thursday, September 18, 2008

LA GUERRA DELLA TOPONOMASTICA, DA GRAMSCI ALLA MAFIA

ROMA, 18 SET - La "guerra della toponomastica" si arricchisce di un nuovo episodio. A Cento, nel ferrarese, la giunta di centrodestra (che già aveva tentato di intitolare una via al gerarca fascista Igino Ghisellini) ha approvato un ordine del giorno che mette al bando strade e piazze intitolate a personaggi riconducibili al comunismo. A farne le spese (scatenando inevitabili polemiche), l'unica via della città che rientra in questa casistica: via Gramsci. Sulla memoria si combatte da anni, in provincia e nelle metropoli, da nord a sud. A Roma - la battaglia si è riaccesa con l'elezione a sindaco di Gianni Alemanno - lo scontro è sull'opportunità di intitolare una strada a Giorgio Almirante, leader storico della destra italiana, ma anche direttore della rivista "La difesa della razza" durante il Ventennio. Dibattito acceso per la scelta di rendere omaggio a un protagonista del periodo fascista anche a Verona, nell'agosto scorso, dopo l'intitolazione di una strada a Stefano Rizzardi, un volontario della Repubblica di Salò. Del resto anche nella meno sospettabile Ravenna, una circoscrizione ha deciso, all'unanimità, di dedicare una via o una piazza al primo podestà della città, Celso Calvetti. A metà degli anni '90, l'allora sindaco di Latina Ajmone Finestra (An) decise di "tornare all'antico", rinominando Littoria il quartiere centrale della città, e battezzando strade e piazze con nomi di personaggi e località geografiche cari al Ventennio. Sul fronte opposto, le città "rosse" da sempre si sbizzarriscono con via Lenin, via Stalingrado, via Gramsci, per arrivare all'"epicentro" del reggiano dove si trovano addirittura vie Ho Chi Min e Maresciallo Tito. Fino a Cavriago, comune il cui sindaco onorario, dal 1917, è Vladimir Ilic Lenin. Anche la lotta alla mafia è oggetto di scontro, quando si tratta di ricordarne i protagonisti. Ultimo caso, a Comiso (Rg), dove la giunta ha cancellato l'intitolazione dell'aeroporto al parlamentare del Pci Pio La Torre, ucciso dalla mafia nell'82, ripristinando, dopo appena un anno, la vecchia intestazione: "Vincenzo Magliocco", generale dell'Aeronautica morto in Etiopia nel '36. E sull'aeroporto Falcone e Borsellino, il principale dell'isola, a pochi chilometri da Palermo, l'anno scorso, il presidente dell'assemblea regionale siciliana Gianfranco Micciché ha pubblicamente osservato che l'intitolazione ai due magistrati uccisi dalla mafia, "trasmette un'immagine negativa della Sicilia". Su altri personaggi, legati alla storia recente del paese, continua un dibattito che si è aperto, di fatto, il giorno dopo la morte. E' il caso di Bettino Craxi, a cui alcuni comuni hanno già dedicato vie, suscitando non poche opposizioni. (ANSA).

CENSIS, 10% FAMIGLIE ITALIANE VITTIME DI REATI

ROMA, 11 SET - Nell'ultimo anno e mezzo circa il 10% delle famiglie italiane è stata vittima di un reato. Lo rivela uno studio del Censis, che sarà presentato al World Social Summit, iniziativa della Fondazione Roma che si terrà dal 24 al 26 settembre per discutere delle questioni legate all'evoluzione sociale a livello internazionale. L'allarme criminalità - è detto nella ricerca anticipata da Giuseppe Roma, direttore Censis, a SkyTg24 - rappresenta una delle principali paure degli italiani: ha subito almeno un reato l'11,1% delle famiglie nel nord est, l'8,9% nel nord ovest, il 10,3% al centro e il 7,9% al sud. Sono le città più grandi, inoltre, ad apparire più insicure: nei comuni con oltre 250mila abitanti le famiglie vittime di episodi criminosi sono l'11,2%, contro il 6,9% dei comuni fino a 5mila abitanti. Analizzando le tipologie di reato, la più diffusa è il furto in appartamento: ad averlo subito è il 37,5% delle famiglie italiane, con una prevalenza al Centro, dove si registra una percentuale del 52,5%, seguito dal 36% del sud, dal 33,3% del nord ovest e dal 30,3% del nord est. Al furto in appartamento seguono il borseggio, con una percentuale complessiva del 14,1%, e il furto di veicoli, con il 12,5%, particolarmente frequente al sud, dove la percentuale si attesta sul 20%. Accanto ai dati ufficiali, per questo tipo di reati c'é anche una rilevante percentuale di "sommerso", vale a dire reati subiti ma non denunciati: sia per il furto in appartamento che per il borseggio la percentuale è del 19,3%, e arriva al 35,7% soltanto nel nord ovest, area con il tasso di sommerso più alto. Ma quali sono i luoghi o le situazioni in cui gli italiani si sentono più insicuri? Attraversare una zona frequentata da tossicodipendenti è la maggiore ansia per il 36,8% degli intervistati, più uomini (42,2%) che donne (33,5%). Il 22,9%, invece, ha indicato come fonte di insicurezza l'attraversare una zona ad alta presenza di immigrati (i più timorosi sono i giovani con una percentuale del 33,7%), mentre il 20,5% segnala l'uscire di banca o dalla posta dopo aver ritirato denaro contante. Essere solo a casa di notte, nonostante la grande frequenza di furti in appartamento, è motivo di paura solo per il 10,9% degli intervistati, in prevalenza donne (13,2%). (ANSA).

ORDINANZE ANTI-VU'CUMPRA' E PER CASSONETTI, MA SERVONO SOLDI

ROMA, 6 AGO - Un provvedimento anti-rovistaggio nei cassonetti per prevenire il degrado sulle strade. Quella annunciata da Gianni Alemanno e' una delle prime ''ordinanze creative'' auspicate dal ministro Maroni, all'indomani della firma del decreto che amplia i poteri dei sindaci in materia di sicurezza. Ma ci sono gia' anche altri colleghi del primo cittadino di Roma che annunciano misure contro il degrado e la criminalita' diffusa. Il sindaco di Alassio, prendendo esempio da Venezia, ha gia' firmato un'ordinanza 'anti-vu'cumpra' (divieto di trasporto di mercanzia in borsoni e sacchi di plastica e di utilizzo di furgoni come deposito merce). Un doppio stop a venditori abusivi e graffitari, viene dal sindaco di Massa Roberto Pucci: ''Firmero' - spiega - un'ordinanza che prevede l'installazione di telecamere nei punti piu' nevralgici e decideremo con la prefettura eventuali altre iniziative''. Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona, parla di nuovi interventi per arginare il fenomeno della prostituzione e il dispiegamento di 'assistenti civici' con funzione di controllo, in aggiunta ai 75 soldati inviati dal ministro La Russa. Per ''tutelare il decoro'', anche il primo cittadino di Padova, il democratico Zanonato, intende multare i clienti di prostitute che intralciano il traffico. ''Lo stesso - continua - vale in caso di immobili occupati, di aree invase da ambulanti, o di zone rese invivibili dalla presenza di clandestini''. Ma c'e' anche chi, a prostituzione e accattonaggio, intende aggiungere la battaglia contro lo spaccio di stupefacenti: e' il caso di Torino, dove al Tossic park oggi controllato dall'esercito, si aggiungono locali notturni e bar 'piazze dello smercio'. ''Abbiamo raccolto tutte le segnalazioni di polizia, vigili e carabinieri - afferma il sindaco Chiamparino - in cui si dice che in quei posti si spaccia droga. Ecco, adesso stiamo lavorando per riuscire ad intervenire in modo serio contro di loro''. Chiamparino, tuttavia, pur apprezzando il decreto, chiede piu' risorse: ''E' inutile concedere piu' poteri ai primi cittadini se poi mancano gli uomini alle forze dell'ordine, oppure non c'e' la benzina per far girare le volanti della polizia. Il problema e' che senza soldi non si fa nulla''. Qualche riserva anche dal sindaco di Genova, Marta Vincenzi, che spera che le nuove risorse non sostituiscano quelle gia' promesse per il Patto sulla sicurezza, e da Massimo Cacciari, primo cittadino di Venezia, che commenta:''Non ci sono novita'. Non ci hanno appuntato nessuna stella da sceriffo sul petto. Se non ci danno uomini e mezzi andremo avanti, come fatto fino ad oggi, tra sussurri e grida''. Toni polemici, infine, da parte di Adriana Scaramuzzino, vice di Sergio Cofferati, la quale ha parlato di ''una logica da anni '30 che non e' al passo con la democrazia. Nel momento in cui si ha solo un'impostazione di questo tipo e non si fronteggiano i problemi dando delle alternative significa che stiamo precipitando velocemente verso uno Stato di polizia'' . (ANSA).

UNIVERSITA': PARTE CORSA ALLOGGI, TANTI AFFITTI 'NERI'

ROMA, 5 SET - Con l'imminente inizio del nuovo anno accademico ritorna la corsa agli alloggi per gli studenti fuori sede. Ogni anno sono messe a disposizione degli studenti residenze da parte delle università, delle aziende regionali e degli istituti religiosi, variabili a seconda della disponibilità. Stando ai dati del Ministero dell'Istruzione relativi al 2007, le regioni con il più alto numero di fuorisede sono Lombardia (circa 94 mila su 200 mila totali), Lazio (circa 75 mila su 185 mila), Emilia-Romagna (circa 80 mila su 121 mila) e Veneto (circa 59 mila su 92 mila). In tutti questi casi il numero di posti letto totali messi a disposizione é nettamente inferiore a quello di chi studia fuori dalla propria regione d'origine: sono circa 10 mila per la Lombardia, circa 6.000 per l'Emilia-Romagna, 4.200 circa per il Lazio e 5.030 per il Veneto. Ci sono, poi, regioni come Valle d'Aosta e Molise, in cui non c'é alcun posto letto messo a disposizione. In nessuna delle altre regioni, inoltre, i posti letto sono sufficienti a soddisfare la domanda dei fuori sede. La conseguenza inevitabile è che si ricorre sempre più alle offerte di alloggi privati. E a riproporsi è il vecchio problema di affitti in nero e sempre più alti. Qual è la situazione nelle regioni italiane a riguardo? In base a una ricognizione sui siti dedicati agli studenti, al vertice della classifica delle città più care c'é Roma, seguita da Milano e Firenze. Se nella Capitale il costo medio di una stanza singola é di 500 euro, variabile a seconda della zona e della metratura, a Milano e Firenze la media è di 400 euro. A seguire Bologna, che, con un costo medio (sempre in riferimento alla singola) di 350 euro, in aumento rispetto allo scorso anno, è la città universitaria più cara dell'Emilia-Romagna: città come Parma e Modena si attestano sui 300 euro. Partendo dal Nord si riscontra questa cifra anche ad Aosta, Torino, Genova (meno cara è Savona, con una media di 250 euro a singola), e, verso est, Verona e Venezia, mentre leggermente più economiche per chi vuole studiare sono Padova (costo medio singola 250 euro) e, in Friuli, Udine e Trieste, dove per avere una stanza singola si pagano mediamente 200-220 euro. Se Firenze è la città universitaria più cara dopo Roma e Milano, le altre città toscane non si rivelano comunque convenienti: a Pisa e Siena il prezzo medio di una singola è di 300 euro. Più economiche sono Umbria, Marche, Abruzzo e Molise: per studiare negli atenei di Perugia, Ancona, Camerino, l'Aquila, Chieti e Campobasso occorrono mediamente 200 euro per una stanza singola. Più abbordabili si rivelano, infine, le città meridionali:se affitti un po' più alti si riscontrano a Napoli, dove il prezzo medio di una singola è di 300 euro, per le altre città si oscilla tra i 200 euro di Bari, Potenza, Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria e delle città universitarie delle isole (Messina, Catania, Palermo, Enna, Cagliari) e i 150 euro di Foggia e Lecce. (ANSA).