Saturday, December 06, 2008

Aids, molti giovani ancora non sanno cos'è

Di Aids si continua a morire, eppure molti giovani sono ancora completamente all’oscuro delle caratteristiche e dei rischi di questa malattia. È senza dubbio questo il dato più sconcertante emerso dall’incontro organizzato in occasione della cerimonia conclusiva del premio giornalistico intitolato a Riccardo Tomassetti, giornalista scientifico scomparso nel 2007 a 39 anni, che ha dedicato gran parte della propria attività alla divulgazione sul tema dell’Hiv. Nel corso dell’incontro, cui hanno partecipato associazioni impegnate nella lotta all’Aids, esperti e giornalisti, sono stati presentati i risultati di una ricerca che analizza la percezione del virus da parte degli utenti che si scambiano informazioni sulla rete attraverso blog e forum. I dati sono significativi: su circa 4100 messaggi dedicati alla malattia nel periodo preso in esame la maggioranza è concentrata nei forum delle associazioni, mentre solo una piccola parte è presente nei blog, spazi di conversazione meno “specializzati”. Su Internet, inoltre, l’Aids è citato molto meno rispetto, ad esempio, al cancro: in rapporto ai 3500 messaggi dedicati al cancro, sono solo 600 quelli che trattano di Aids-Hiv. “Questo significa – ha spiegato Cristina Cenci, antropologa e coordinatrice della ricerca – che in generale nel Web 2.0 l’Aids non emerge né come tema di attualità né come area di allarme sociale intorno alla salute. Non si parla di Aids perché si assume che rientri nella responsabilità del singolo e non della collettività”. Nonostante in Italia ogni giorno 11 persone si infettano con l’Hiv e sono almeno 40mila le persone sieropositive che non sanno di esserlo, il virus viene visto come qualcosa di estraneo e lontano, relegato ai paesi sottosviluppati o comunque associato esclusivamente a comportamenti “a rischio”, come lo scambio di siringhe infette o i rapporti omosessuali. Perché oggi ci si trova in questa situazione? Stefano Vella, direttore dell’istituto superiore di sanità di Roma, ha provato a fare il punto: “Una delle ragioni è il pensare che ormai, vista l’efficacia delle nuove combinazioni di farmaci, ci si trovi di fronte a una malattia ‘curabile’ e meno ‘drammatica’. In parte è vero, ma bisogna tenere alto il livello di guardia perché la terapia, anche se oggi più facile da prendere e meno tossica, è comunque complessa e va portata avanti per tutta la vita. È necessario continuare a tenere i riflettori accesi sull’Aids perché la malattia è ancora molto diffusa e perché la fascia maggiormente a rischio è quella dei giovani, e cioè il futuro di tutti noi”. È evidente che un ruolo di primo piano deve essere svolto dai mezzi di comunicazione, spesso sul banco degli imputati con l’accusa di fare “cattiva” informazione o di non farla affatto. Non in tutti casi, però: per questo motivo si è deciso di istituire un riconoscimento destinato ai giovani giornalisti che hanno avuto il merito di mantenere viva l’attenzione sul tema attraverso servizi per carta stampata, radiotelevisione e web e, dalla prossima edizione, anche blog e social network. Per la prima edizione del premio una giuria di giornalisti ha esaminato oltre 500 servizi, tutti, a detta dei membri, “di altissima qualità”: la dimostrazione che la corretta informazione può e deve fare molto per migliorare la conoscenza della malattia ed evitare, così, l’aumento della diffusione e le diagnosi tardive. CHIARA DEL PRIORE (LUMSA NEWS)