Wednesday, April 11, 2007
Un’inchiesta sul caro affitti nella capitale alla ricerca della soluzione più conveniente
FUORISEDE A ROMA? CORAGGIO NON E’ FACILE PER NESSUNO
La capitale risulta essere la più cara tra le città universitarie con un rapporto qualità - prezzo tra i più bassi d’Italia
Due parole prima di iniziare
Questo lavoro sul caro affitti per gli studenti di Roma nasce dall’esperienza personale di chi trasferendosi da un’altra città si è cimentato nell’avventura di cercare casa vagliando tutte le opportunità possibili.
Abbiamo sentito varie testimonianze di tanta gente che si è trovata nella nostra stessa situazione, abbiamo fatto alcune ricerche cercando anche di sentire una voce più istituzionale come il sindacato degli affitti rendendoci conto che la situazione non è delle migliori.
Studiare e’ ancora un diritto?
Diritto allo studio? Solo uno studente che si accinge a spostarsi un in un’altra città per studiare sa a cosa va incontro. Case fatiscenti affittate anche a 6 studenti alla volta dai prezzi improponibili, annunci discriminatori, contratti inesistenti che non consentono agli studenti di poter concorrere per una borsa di studio per studenti fuori sede. Sono circa quattrocentomila gli studenti che decidono di proseguire gli studi universitari lontani da casa; le mete più ambite rimangono le classiche grandi città come Roma , Milano, Napoli e Bologna ma negli ultimi anni si è registrato un cambiamento di rotta verso città più piccole e a misura di studente come Padova, Siena e Catania.
La motivazione va sicuramente ricondotta anche ai prezzi degli appartamenti ed al costo della vita nelle grandi città che è diventato davvero proibitivo.
Secondo il Sunia, il sindacato degli inquilini, gli affitti nell’ultimo anno sono aumenti dell' 8,7 %, oltre quattro volte il tasso di inflazione che nel 2006 si è attestata ad una media del 2,1%, il che rende l’affitto un lusso che i redditi più bassi non possono più permettersi.
Prima in questa classifica nera per le grandi aree metropolitane è Roma, dove i canoni sono aumentati di ben il 12%, dopo viene Milano con un incremento dell'11%, seguita da Venezia e Firenze con il 10%. Gli aumenti più contenuti sono stati registrati a Torino con il 6,5% e a Bari e Catania, con il 6%. Per un alloggio medio di 80 mq quindi il costo dell'affitto passa dai 502 euro nella periferia di Bari ai 2000 nel centro di Milano. Ad un livello intermedio si collocano i rincari di Bologna, Napoli, Genova e Palermo.
Con queste cifre parlare di diritto allo studio sembra davvero una barzelletta.
Cercare casa nella giungla dell’immobile
La prima cosa da fare per uno studente o chi che sia che si trasferisce in una nuova città è quella di cercare un posto dove vivere. La prima soluzione auspicabile sarebbe di cercare una casa in affitto da dividere con altre persone; lo si può fare attraverso il passaparola, internet, le bacheche dell’università ed il caro vecchio “portaportese” che raccoglie annunci di tutti i tipi.
Il problema è che il più delle volte ciò che si trova è molto diverso da quello che si cerca. “Ho visto alcune case davvero squallide – racconta Agnese, studentessa di Bari a Roma da due anni – senza balconi, con cucine piccolissime e un solo bagno per cinque o sei persone” .“Senza contare - prosegue Francesca l’amica siciliana che è con lei – il problema delle distanze perché a Roma non si può certo sottovalutare il problema della zona dove si va ad abitare che se è troppo distante dai posti da frequentare diventa davvero uno stress spostarsi”.
I prezzi variano dai trecentocinquanta ai cinquecento euro per una stanza singola ma si può pagare anche di più se la casa è in centro.
L’altra irregolarità tipica degli affitti per gli studenti è la mancanza di contratti con un reale valore legale.
Sono Centoquarantaquattro i milioni di euro versati nelle casse di padroni di casa privati. Incassi record per i padroni di casa che, secondo quanto dichiarato dagli studenti, nel 41% dei casi non pagano un solo centesimo di tasse perché non rilasciano il contratto. La modalità contrattuale più diffusa (dopo quella in nero, ovviamente) è quella del concordato secondo la legge 431/98 (27,53%) che comunque fornisce ai padroni di casa non poche agevolazioni fiscali.
Emblematica a riguardo è la testimonianza di Alessandra: “Un paio d’anni fa ho preso in affitto una stanza in un appartamento vicino a via tuscolana casa molto spaziosa non nuovissima ma tenuta bene. Tutto proseguiva bene sia con le mie coinquiline che con il proprietario fin quando quest’ultimo ha deciso che quando doveva venire a Roma una di noi doveva cedergli la stanza e dividere la stanza con una delle coinquiline…la stanza ambita dal proprietario era la mia perché il letto era matrimoniale; premettendo che quando lui aveva comprato i mobili io gli avevo chiesto un letto in più per ospitare i nostri genitori o magari qualche amico essendo tutte studentesse fuorisede…mi ha detto che per lui andava bene però, me lo dovevo pagare io quindi, gli ho dato i soldi della differenza di prezzo tra un letto singolo e il matrimoniale!!! Da quel momento sono iniziate le liti e le incursioni improvvise! Ovviamente sia a me che alle mie coinquiline non andava di avere lui e la sua famiglia in giro per casa dopo che pagavamo 350 euro di affitto per camera più le spese condominiali e le utenze, e non avevamo neanche un contratto d’affitto!!!! Ci sono volute le chiamate dei miei genitori e dei genitori delle altre per calmarlo e fargli capire che la sua era una pretesa assurda. Era tutta un’illusione! Prima delle vacanze estive il proprietario è venuto a trovarci con la moglie e si è dimostrato molto gentile e ha detto diplomaticamente che se noi non accettavamo la sua condizione, una pretesa assurda per me, potevamo cercarci un’altra sistemazione !!! Bene armata di buona volontà sono andata da una mia amica avvocato e abbiamo scritto una lettera dove essenzialmente c’era scritto che non ci poteva cacciare via visto che non avevamo un contratto! Lui di tutta risposta ha mandato una lettera del suo legale che ci invitava a lasciare l’appartamento a fine contratto (quale non si sa !!??? Visto che non avevo firmato nulla!) In base a quale articolo del codice civile o legge vorrei ancora capirlo… Finite le vacanze estive è iniziato l’inferno vero è proprio… lui è venuto a casa e ci ha minacciato verbalmente, ha alzato la voce e ha iniziato a parlare male dei nostri genitori. A questo punto la situazione era diventata veramente insostenibile: chiamate al telefono, minacce, le solite sue incursioni senza preavviso, eravamo persino controllate in ogni nostro movimento dal portiere del palazzo che riferiva tutto al proprietario di casa… siccome per studiare si ha bisogno di un minimo di tranquillità e soprattutto è grave quando non ti senti al sicuro a casa tua e non sai al sicuro le tue cose io e le altre ragazze abbiamo deciso di lasciare la casa. A me non andava che la storia finisse così insieme ad una delle ragazze siamo state dalla polizia per chiedere informazioni e se era il caso di denunciarlo… sono uscita dal commissariato di polizia allibita, ho trovato un ispettore di polizia che ha tempo perso faceva l’agente immobiliare e mi ha fatto discorsi assurdi sul mercato degli affitti romano e mi ha detto che era dispiaciuto per quello che mi era successo ma mi sconsigliava di andare avanti con una denuncia perché testuali parole: “Signorina ma sa in Italia come vanno queste cose… sono storie che non hanno fine!”. Non ero ancora soddisfatta e sempre con la mia coinquilina sono stata dalla guardia di finanza e siamo state ricevute da un capitano competente che ci ha spiegato quello che dovevamo fare se volevamo procedere legalmente e quando gli raccontavamo la storia lui stesso stentava a crederci… A distanza di anni avremmo potuto ottenere un risarcimento economico per quello che avevamo sopportato, e quasi sicuramente avremmo dovuto pagare anche noi inquiline una multa perché comunque avevamo preso in affitto un immobile senza seguire le vie canoniche di un contratto regolare, ma non era questo il problema, eravamo stanche !!! Stanche di essere prese in giro, stanche di essere trattate come pezze da piedi... Per concludere vorrei puntualizzare due cose la prima è che le mensilità da parte mia e delle mie coinquiline sono state sempre pagate con regolarità (anche quando ci minacciava!) tramite bonifico bancario; la seconda è che mai non abbiamo firmato un contratto perché il proprietario di casa ha detto che essendo lui un medico avrebbe dovuto pagare troppe tasse se aggiungeva un’altra rendita registrata però, aveva proposto una scrittura privata che non abbiamo firmato perché non ci convinceva, sono sicura che a questo punto qualcuno mi obietterà che non avrei dovuto prendere in affitto la casa senza un regolare contratto, ma a Roma praticamente nessuno affitta a studenti con un contratto regolare… noi studenti dovremmo pur stare da qualche parte!!!”.
E se lo Stato ci desse una mano?
Un’altra soluzione che il povero studente fuorisede potrebbe tenere in considerazione è quella di fare domanda per una borsa di studio e richiedere un alloggio in nome del caro buon “diritto allo studio” ma anche questa situazione non è tra le più facili. Per i quasi 400.000 studenti fuori sede italiani (stima Anci 2004) ci sono poco più di 50.000 posti totali in residenze universitarie, vale a dire 1 letto ogni 8 persone. Il problema più grave non risiede nella mancanza dei posti letto ma nell’illegalità all’interno degli studentati.
Il più delle volte le strutture ospitano persone che non hanno niente a che fare con la condizione di studente universitario o che hanno presentato certificazioni fasulle sulle proprio condizioni economiche e patrimoniali false, togliendo così la possibilità a chi ne avrebbe davvero diritto. L’esempio lampante è la residenza della Sapienza: Casalbertone in cui regnano anarchia ed ingiustizie.
“Qui le magagne sono tante e l'Adisu non controlla. – dice Mirko, intervistato da Sudenti.it riguardo la situazione dello studentato - Sono tanti gli stranieri che vivono in stanze che sulla carta non sono loro assegnate. Ad esempio di fianco a me dovrebbe viverci un tale Antonio Cassano, mentre invece vive un ragazzo albanese. In pratica quando si assegnano le stanze si sceglie un cognome fittizio e inesistente per poi fare entrare a vivere qualcun altro. Qui dentro nessuno è pulito al 100%. Molti studenti ospitano abusivamente degli amici per periodi anche di 6 mesi, un anno. Io personalmente non mi sento di condannarli: fino a giugno ho ospitato un mio amico che faceva uno stage non retribuito e non poteva permettersi un affitto. L'ho fatto con piacere e soprattutto non ho tolto il posto a nessuno.”
Senza contare il problema del subaffitto come testimoniato nello stesso articolo: “Conosco uno che si è laureato nel maggio scorso ed ha fatto pure la festa qui dentro e nonostante questo continua a vivere qua, senza pagare la retta e senza che nessuno gli venga a dire nulla. Spesso mi capita di pensare che se invece di essere stata una delle ultime nella graduatoria degli assegnatari, fossi stata esclusa, sarebbe stata anche colpa di quell'abusivo. C'è gente che per una stanza sborsa 350 euro che vanno tutte nelle tasche di studenti che per l'Adisu sono “meno abbienti” e (quindi giustamente assegnatari di alloggio), mentre invece potrebbero benissimo permettersi una stanza privata, anche senza il subaffitto.”
Anche la Lumsa pur essendo un ‘ università privata ha uno studentato per i suoi studenti o meglio per le sue studentesse visto che è solo femminile. “ I posti sono solo ventitre – spiega Riccardo Rosa membro della Commissione Diritto allo Studio e Presidente del Consiglio degli Studenti- non ci sono camere singole ma solo doppie o triple ma è sempre comunque una buona opportunità che l’università offre. Ci si sta impegnando per creare una residenza anche maschile nonostante il più delle volte i ragazzi non siano interessati a questo tipo di soluzioni”.
Vivere in istituto
Un altro tipo di soluzione che a Roma molto diffusa è quella di alloggiare in uno dei numerosi istituti religiosi presenti sul territorio.
Per certi versi è una situazione piuttosto comoda perché sono quasi sempre collocati in zone abbastanza centrali della città e si trova quasi sempre posto.
Ciò che stupisce sono i prezzi che variano dai duecentocinquanta ai cinquecento euro per una camera singola in cui il più delle volte non sono compresi né i pasti, né il riscaldamento.
Angela è una studentessa di lingue del primo anno, viene da Campobasso e sta in un istituto in via delle Botteghe Oscure non per scelta sua ma per volere dei suoi genitori che così “si sentono più tranquilli” – rivela. “Stare in istituto ha i suoi vantaggi – spiega – perché non ti senti mai sola in quanto c’è sempre gente che va e che viene, l’unico problema sono gli orari che naturalmente non permettono troppa libertà”.
Chi tutela gli studenti?
“Di fatto nessuno – ci risponde Emiliano Guarneri, responsabile del Sunia di via Galilei - perché non ci sono forme contrattuali speciali applicabili agli studenti fuorisede ed è sicuramente vero che oggi sono la fascia meno tutelata al pari degli anziani e degli immigrati”.
“Le istituzioni si stanno muovendo in questo senso – assicura il dott. Guarneri – infatti il Sunia ha chiesto al Comune di Roma di mettere a disposizione un centinaio di alloggi per gli studenti che decidano di denunciare le situazione disagiate e al limite della legalità in cui vivono. Naturalmente perché questo avvenga è necessario che sia garantita loro un’altra sistemazione. Solo una cultura della denuncia delle illegalità può arginare il fenomeno degli affitti in nero e tentare di migliorare in qualche modo la situazione.”
Tiriamo le somme
Il nostro viaggio nell’intricato mondo fittizio degli affitti della capitale è terminato nella sede del Sunia con la speranza che le cose possano cambiare e il diritto allo studio diventi davvero tale e non la possibilità elitaria che solo alcuni si possono permettere.
Scegliere Roma per proseguire gli studi vuol dire investire sul proprio futuro nella speranza che una grande città offra maggiori possibilità e un paese democratico come il nostro dovrebbe garantire a tutti questo diritto non approfittando di quella che il più delle volte è un’esigenza piuttosto che una scelta.
Chiara Del Priore
Giuditta Mosca
Simona Volpe
Fonti
• www.quitalia.it
• www.repubblica.it
• www.studenti.it
• www.cattolicaeracleaonline.it
•
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